Nelle salite, mentre mi pare non ci sia un’attrazione particolare per la pista, come mai?
“Una scelta dettata anche dalla disponibilità di tempo. All’epoca le corse in salita si potevano affrontare ancora a livello hobbistico. Sono partito dalle Turismo di serie, per passare poi alla Turismo Competizione, sempre con le 128. Erano gli anni d’oro della classe TC 1300, che si poteva considerare una categoria al top, con 15-20 partecipanti ad ogni gara. Poi l’appetito vien mangiando, perciò sono passato alla Beta Montecarlo, alle Porsche fino alle monoposto e Sport. Ho partecipato anche a qualche gara in pista, ma dopo alcuni giri lo trovo ripetitivo, mentre correre in salita è particolarmente adrenalinico. Insomma, mi appaga”.
Perciò non ti senti legato ad un’auto in particolare?
“E’ stato un un susseguirsi di sfide: dalle trazioni anteriori, particolarmente impegnative con le 128 Turismo Competizione e le A112 dei Gruppi Speciali, per via degli autobloccanti tarati all’estremo, fino alle vetture più potenti o estreme, come F. 3 o Sport. Molti amici corrono da 30 anni con la stessa macchina, con cui sono diventati una sorta di professionisti, a me invece piace cambiare auto ogni anno. Mi piace provare macchine diverse, per il gusto della sfida e per capire come funzionano. Magari non è la soluzione ideale per raggiungere obbiettivi importanti, ma io corro per divertimenti, non ho l’assillo di trofei o campionati, che peraltro ho già vinto, perciò mi sento appagato”.
Ma ce n’è una in particolare che vorresti provare?
“Penso ad una F. 3000 con motore Cosworth o Zytek, una cosa estrema che mi piacerebbe provare nelle salite. Peraltro siamo stati tra i primi a portare in salita macchine particolari come la F. Italia nel 2015, quando è stato indetto il 5° Raggruppamento per le monoposto in salita, che abbiamo vinto. E poi con la F. 3 Dallara”.