29 June 2006

Serenissima V8 Competizione

Per tradizione il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este riporta alla luce pezzi speciali. Spesso di tratta di esemplari unici, dei quali s’era persa memoria o si credevano perduti: lo scorso anno l’ambiente fu sorpreso dal ritrovamento dell’Alfa Romeo Giulia Canguro.

Introduzione


Per tradizione il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este riporta alla luce pezzi speciali. Spesso di tratta di esemplari unici, dei quali s’era persa memoria o si credevano perduti: lo scorso anno l’ambiente fu sorpreso dal ritrovamento dell’Alfa Romeo Giulia Canguro. La sorpresa di quest’anno è venuta dalla Serenissima Jungla, una rara biposto Sport emersa dal più profondo oblio dopo 40 anni.   Conoscere la storia di questa vettura equivale a ripercorrere la vicenda produttiva del marchio del Leone di San Marco, attivo per soli sei anni, dal 1964 al 1970. La sua storia aveva preso le mosse nel 1963, quando Enzo Ferrari si era rifiutato di consegnare una 250 GTO alla Scuderia Serenissima del conte Giovanni Volpi di Misurata per “punirlo” del suo coinvolgimento nella costruzione della ATS (Automobili Turismo e Sport), una piccola factory che aveva debuttato con una monoposto di Formula 1 nel 1962 e in cui erano confluiti parecchi illustri esuli di Maranello, a partire dall’ingegner Carlo Chiti, autore della monoposto 156 di F. 1 fresca vincitrice con il californiano Phil Hill del titolo mondiale 1961, e dallo stesso pilota. Quella dell’ATS non fu esattamente un’avventura fortunata e il nobiluomo veneto abbandonò ben presto la compagnia, per fondare il proprio marchio automobilistico anche nell’ intento, più o meno dichiarato, di creare un’alternativa (e una spina nel fianco) alla Ferrari: la Serenissima, appunto.

La 308/V


Alla fine del 1964 apparve il primo prodotto della nuova impresa: la 308/V, una berlinetta con un motore 8V di 3.000 cc frazionato come i motori delle ATS. La meccanica era però stata realizzata dalla SaSaMotor di Modena su progetto dell’ ingegner Alberto Massimino, che si era avvalso della collaborazione dell’ingegner Girolamo Ferrari Amorotti. La carrozzeria era stata costruita dalla modenese GranSport di Vaccari e Baccarini su disegno dello stilista Francesco Salomone, che aveva già lavorato per la Fiat e la Pininfarina.

Fra il dicembre del 1964 e il gennaio del 1965 Luigi Bertocco, ex collaudatore della Ferrari, provò ripetutamente la 308/V sul circuito di Modena e dichiarò che l’obiettivo primario della nuova berlinetta era la 24 Ore di Le Mans. Come la storia racconta, la vettura non avrebbe mai brillato a Le Mans, ma la Serenissima avrebbe comunque fatto parlare di sé in maggio, in occasione del primo restyling della berlinetta da parte della GranSport, e in luglio per la presentazione della versione spider con carrozzeria curata da Medardo Fantuzzi.

Il risultato estetico del nuovo frontale di quest’ultima, con presa d’aria sdoppiata, fu così felice che poco dopo anche la berlinetta adottò la stessa soluzione. La berlinetta così aggiornata, ribattezzata Jungla, avrebbe dovuto debuttare al Salone dell’ Automobile Sportiva di Torino il 26 febbraio del 1966: sotto le volte dell’ esposizione, allora un appuntamento classico per le vetture sportive e da competizione, arrivò invece solo la spider 358/V, ribattezzata per l’occasione Torpedo dopo alcune modifiche di finitura alla carrozzeria spider-corsa eseguita da Medardo Fantuzzi.



Alla fine del 1964 apparve il primo prodotto della nuova impresa: la 308/V, una berlinetta con un motore 8V di 3.000 cc frazionato come i motori delle ATS. La meccanica era però stata realizzata dalla SaSaMotor di Modena su progetto dell’ingegner Alberto Massimino, che si era avvalso della collaborazione dell’ingegner Girolamo Ferrari Amorotti. La carrozzeria era stata costruita dalla modenese GranSport di Vaccari e Baccarini su disegno dello stilista Francesco Salomone, che aveva già lavorato per la Fiat e la Pininfarina.

Fra il dicembre del 1964 e il gennaio del 1965 Luigi Bertocco, ex collaudatore della Ferrari, provò ripetutamente la 308/V sul circuito di Modena e dichiarò che l’obiettivo primario della nuova berlinetta era la 24 Ore di Le Mans. Come la storia racconta, la vettura non avrebbe mai brillato a Le Mans, ma la Serenissima avrebbe comunque fatto parlare di sé in maggio, in occasione del primo restyling della berlinetta da parte della GranSport, e in luglio per la presentazione della versione spider con carrozzeria curata da Medardo Fantuzzi.

Il risultato estetico del nuovo frontale di quest’ultima, con presa d’aria sdoppiata, fu così felice che poco dopo anche la berlinetta adottò la stessa soluzione. La berlinetta così aggiornata, ribattezzata Jungla, avrebbe dovuto debuttare al Salone dell’Automobile Sportiva di Torino il 26 febbraio del 1966: sotto le volte dell’esposizione, allora un appuntamento classico per le vetture sportive e da competizione, arrivò invece solo la spider 358/V, ribattezzata per l’occasione Torpedo dopo alcune modifiche di finitura alla carrozzeria spider-corsa eseguita da Medardo Fantuzzi.


La "Jungla"


La Serenissima Jungla era stata pensata per battere le Ferrari a Le Mans, ma corse solo la gara in salita Castione Baratti–Neviano Arduini, il 15 maggio 1966, con Luigi Bertocco che ottenne il secondo posto di classe osservando che le sospensioni non erano ancora a punto. Lo staff della Casa si trasferì poco dopo in una nuova sede a Formigine, presso Modena, dove iniziò a progettare una nuova vettura in collaborazione con il tecnico inglese Alf Francis, ex meccanico di Stirling Moss.

Adottare un cambio Colotti al posto dell’originario cambio Serenissima fu il primo intervento di Francis. La vettura aggiornata fu presentata nel maggio 1968 con il solito motore V8 3.000 cc dell’ing. Massimino, ma Alf Francis annunciò che per la 24 Ore di Le Mans sarebbe stato pronto un nuovo motore V8 a iniezione studiato in Gran Bretagna. Per il momento, però, le uniche novità riguardavano la carrozzeria, in vetroresina e realizzata dalla Ghia, e il telaio aggiornato con pannelli d’alluminio rivettati alla struttura principale.
La Serenissima Jungla era stata pensata per battere le Ferrari a Le Mans, ma corse solo la gara in salita Castione Baratti–Neviano Arduini, il 15 maggio 1966, con Luigi Bertocco che ottenne il secondo posto di classe osservando che le sospensioni non erano ancora a punto. Lo staff della Casa si trasferì poco dopo in una nuova sede a Formigine, presso Modena, dove iniziò a progettare una nuova vettura in collaborazione con il tecnico inglese Alf Francis, ex meccanico di Stirling Moss.

Adottare un cambio Colotti al posto dell’originario cambio Serenissima fu il primo intervento di Francis. La vettura aggiornata fu presentata nel maggio 1968 con il solito motore V8 3.000 cc dell’ing. Massimino, ma Alf Francis annunciò che per la 24 Ore di Le Mans sarebbe stato pronto un nuovo motore V8 a iniezione studiato in Gran Bretagna. Per il momento, però, le uniche novità riguardavano la carrozzeria, in vetroresina e realizzata dalla Ghia, e il telaio aggiornato con pannelli d’alluminio rivettati alla struttura principale.

Le gare


Il bianco prototipo 3000 debuttò in gara il 15 agosto 1968 a Pergusa con il pilota-collaudatore Jonathan Williams (il noto “Inglesino di Roma”, gran protagonista della Formula 3 italiana nelle stagioni 1965 e 1966 al volante delle monoposto De Sanctis, poi passato alla Ferrari per il programma Dino Formula 2 e Sport), che il Conte Volpi aveva appena portato via da Maranello. La rinnovata berlinetta guidata da Williams rimase in testa dal nono al dodicesimo giro, ma alla fine giunse seconda dietro la più leggera ed efficiente Porsche 910 due litri guidata dall’elvetico Jo Siffert. Dal risultato si capì che la 3000 era troppo pesante.

Iniziò così una cura dimagrante che, nel 1969, diede come risultato la M67 con un nuovo telaio scatolato, completamente riprogettato, un motore ampiamente rimaneggiato e una nuova carrozzeria spider costruita dalla SportCar. Questa quarta versione della Serenissima non sarebbe mai andata a Le Mans, e il suo debutto fu rimandato a Pergusa il 15 agosto 1969 dove la biposto corsa presentò un nuovo alettone costruito in collaborazione con Piero Drogo. La gara siciliana vide pure il debutto europeo dell’Alfa Romeo 33/3. Vaccarella con l’Alfa e Williams con la Serenissima furono i grandi protagonisti delle prove: nella prima giornata Williams ottenne il miglior tempo, nella seconda tornò in testa Vaccarella che si aggiudicò la pole position. In gara la M67 resse il ritmo dell’Alfa Romeo, ma al 14° giro Williams fu costretto a ritirarsi per surriscaldamento.

Fu questa l’ultima corsa di un’automobile che portava l’antico nome della Repubblica di Venezia. Un mese dopo il prototipo M67 provò a Modena con il pilota Maurizio Montagnani, subentrato a Williams come collaudatore.
Il bianco prototipo 3000 debuttò in gara il 15 agosto 1968
a Pergusa con il pilota-collaudatore Jonathan Williams (il noto “Inglesino di Roma”, gran protagonista della Formula 3 italiana nelle stagioni 1965 e 1966 al volante delle monoposto De Sanctis, poi passato alla Ferrari per il programma Dino Formula 2 e Sport), che il Conte Volpi aveva appena portato via da Maranello. La rinnovata berlinetta guidata da Williams rimase in testa dal nono al dodicesimo giro, ma alla fine giunse seconda dietro la più leggera ed efficiente Porsche 910 due litri guidata dall’elvetico Jo Siffert. Dal risultato si capì che la 3000 era troppo pesante.

Inizi&o grave; così una cura dimagrante che, nel 1969, diede come risultato la M67 con un nuovo telaio scatolato, completamente riprogettato, un motore ampiamente rimaneggiato e una nuova carrozzeria spider costruita dalla SportCar. Questa quarta versione della Serenissima non sarebbe mai andata a Le Mans, e il suo debutto fu rimandato a Pergusa il 15 agosto 1969 dove la biposto corsa presentò un nuovo alettone costruito in collaborazione con Piero Drogo. La gara siciliana vide pure il debutto europeo dell’Alfa Romeo 33/3. Vaccarella con l’Alfa e Williams con la Serenissima furono i grandi protagonisti delle prove: nella prima giornata Williams ottenne il miglior tempo, nella seconda tornò in testa Vaccarella che si aggiudicò la pole position. In gara la M67 resse il ritmo dell’Alfa Romeo, ma al 14° giro Williams fu costretto a ritirarsi per surriscaldamento.

Fu questa l’ultima corsa di un’automobile che portava l’antico nome della Repubblica di Venezia. Un mese dopo il prototipo M67 provò a Modena con il pilota Maurizio Montagnani, subentrato a Williams come collaudatore.

La Gt Agena


L’avventura della Serenissima aveva avuto, nel frattempo, anche un capitolo “stradale” nel 1968, con la presentazione al Salone di Torino della Gt Agena, carrozzata da Ghia su disegno dello stilista Tom Tjaarda. Questa vettura, destinata all’uso privato del Conte e di pochi altri clienti, non corse mai, ma fu ugualmente importante perché servì per sviluppare alcune idee che Tom Tjarda avrebbe poi trasferito alla De Tomaso Pantera.

La storia della Serenissima non finì qui. Il 23 febbraio 1970, al Saloncino dell’Auto Sportiva di Torino, fu esposta una nuova versione della 3000 Sport con carrozzeria aggiornata da Piero Drogo. L’iniziativa non era partita dal conte Volpi, che di lì a poco avrebbe chiuso l’attività, ma dalla volontà di Alf Francis e dall’interessamento dell’ex direttore sportivo della Ferrari, il “Maestro” Nello Ugolini, personaggio di spicco dell’automobilismo sportivo Modenese, che forse aveva sperato di coinvolgere nell’avventura un nuovo finanziatore: ma la benzina, questa volta, era davvero finita.
L’avventura della Serenissima aveva avuto, nel frattempo, anche un capitolo “stradale” nel 1968, con la presentazione al Salone di Torino della Gt Agena, carrozzata da Ghia su disegno dello stilista Tom Tjaarda. Questa vettura, destinata all’uso privato del Conte e di pochi altri clienti, non corse mai, ma fu ugualmente importante perché servì per sviluppare alcune idee che Tom Tjarda avrebbe poi trasferito alla De Tomaso Pantera.


La storia della Serenissima non finì qui. Il 23 febbraio 1970, al Saloncino dell’Auto Sportiva di Torino, fu esposta una nuova versione della 3000 Sport con carrozzeria aggiornata da Piero Drogo. L’iniziativa non era partita dal conte Volpi, che di lì a poco avrebbe chiuso l’attività, ma dalla volontà di Alf Francis e dall’interessamento dell’ex direttore sportivo della Ferrari, il “Maestro” Nello Ugolini, personaggio di spicco dell’automobilismo sportivo Modenese, che forse aveva sperato di coinvolgere nell’avventura un nuovo finanziatore: ma la benzina, questa volta, era davvero finita.

Schede tecniche

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300/V8 (1965)

MOTORE: posteriore a 8 cilindri a V di 90°; alesaggio mm. 85, corsa mm. 66 - cilindrata tot. 2.996 cc. - potenza max. 307 HP a 8.500 giri/min. - distribuzione con 4 alberi a camme in testa comandati da catena - lubrificazione forzata con 2 pompe di recupero e radiatore - raffreddamento ad acqua con 2 pompe centrifughe e radiatore - accensione con motorino elettrico e batteria 12 V - 40 Amp. alimentata con alternatore - camera di combustione emisferica con 2 valvole per cilindro - alimentazione con 4 carburatori Weber bicorpo 42 IDF 2 - doppia accensione con 2 spinterogeni Marelli.
TRASMISSIONE: motore posteriore - frizione monodisco a secco - cambio Serenissima in blocco col differenziale a cinque rapporti più Rm (II, III, IV e V sincronizzate), con leva sul pavimento - differenziale autobloccante.
TELAIO: tubolare con longheroni di grande diametro - sospensioni anteriori e posteriori indipendenti a quadrilateri trasversali con molle a elica, ammortizzatori telescopici e barre stabilizzatrici - freni a disco sulle quattro ruote - ruote a raggi - sterzo a cremagliera con ammortizzatore idraulico.
CARROZZERIA: coupé a due posti costruzione SportCars.
DIMENSIONI: passo mm. 2.500, carreggiata ant. mm. 1.390, carreggiata post. mm. 1.345, gomme anteriori mm. 600 L x 15”, posteriori mm. 700 L x 15” - capacità dei due serbatoi carburante 65 litri cadauno, capacità serbatoio olio 15 litri - peso a secco kg. 790.

358/V (1966)

Stesse caratteristiche della 308/V tranne:
MOTORE: alesaggio mm 91,5 - corsa mm. 66 - cilindrata totale 3.471,8 cc.; rapporto di compressione 9,5:1 - potenza max. 340 Cv a 7.800 giri/min. - coppia max. 42 mkg a 6.200 giri/minuto - alimentazione con 4 carburatori Weber 46 IDA 2 - lubrificazione a carter secco.
TELAIO: tubolare con longheroni di grande diametro - pneumatici 5.50 M – 15” anteriori, 6,50 M – 15” posteriori.
CARROZZERIA: roadster a 2 posti (Torpedo) o berlinetta (Jungla).
DIMENSIONI: passo mm. 2.425; carreggiata ant. mm. - peso a vuoto dichiarato kg. 750.
PRESTAZIONI: velocità max 280 km/h.




3000 (1968)

Stesse caratteristiche della 308/V tranne:
TELAIO: tubolare rinforzato con pannelli d’alluminio – ruote in lega leggera.
CARROZZERIA: berlinetta Ghia in vetroresina.

V8 M67 (1969)

Stesse caratteristiche della 3000 tranne:
MOTORE: posteriore a 8 cilindri a V di 90° - alesaggio mm 91,5 - corsa mm. 57 - cilindrata totale 2.996,6 cc. - potenza max. 380 Cv – alimentazione a iniezione.
TELAIO: a elementi scatolati.
CARROZZERIA: spider corsa.
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