Automobilismo d'epoca

83 AUTOMOBILISMODEPOCA.IT |MAGGIO2022 C’è una monoposto divenuta un caposaldo nella storia ormai quasi sessantennale della scuderia McLaren: è la M7. Il perché è presto detto. Ha dato al neozelandese Bruce McLaren, pilota, costruttore e fondatore dell’omonima scuderia, la prima affermazione nel Campionato del Mondo di Formula 1 di una monoposto da lui stesso realizzata. A questo risultato il Bruce McLaren Racing Team era giunto dopo due stagioni passate a ricercare un motore all’altezza del telaiodelleMcLaren, vetture ben costruite, solide ed esenti da azzardi tecnici votati alla ricerca esasperata della leggerezza. Il problema legato al motore aveva trovato soluzione alla fine del 1967 quando si era reso disponibile il Ford Cosworth DFV 8 cilindri fin lì utilizzato in esclusiva dalla Lotus, un’unità progettata da Keith Duckworth eMike Costin con il sostegno economico della Ford e costruita appositamente per la Formula 1, a differenza di altri motori utilizzati nella massima formula che derivavano da unità stradali rielaborate o da altre categorie di competizioni. Con il nuovo V8 il passo avanti era stato notevole: la M7A, progettata da Robin Herd (che dopo questa monoposto lascerà il team per passare prima alla Cosworth poi alla March, lasciando il suo posto a Gordon Coppuck), si inserisce nel novero delle monoposto più competitive permettendo a Bruce McLaren e Denny Hulme di inserirsi tra i pretendenti alla vittoria. E questo da subito, perché già al suo apparire laM7A, oltre a una linea molto bella esaltata dal colore giallo papaya abbinato al verde del plexiglass trasparente che contorna l’abitacoFESTA GRANDE Un raggiante Bruce McLaren innalza il mazzo di fiori donatogli per la vittoria al Gran Premio del Belgio 1968, la prima di una McLaren nel Mondiale di Formula Uno. Nella foto grande Denny Hulme vittorioso al GP d’Italia a Monza dello stesso anno.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTQ3ODg3Nw==