Automobilismo d'epoca

Ai giorni nostri è il Superbollo a stroncare sul nascere i sogni di molti appassionati di auto sportive, negli anni Ottanta era invece l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) “pesante” (38% invece di 18%), prevista per le vetture con motore a benzina superiore ai 2 litri di cilindrata (2,5 litri per i diesel), a procurare lo stesso effetto deleterio. Ed è proprio in quegli anni, per la precisione nel 1986, che la BMW presentò la M3 (E30), versione sportiva della Serie 3 concepita per correre nel Campionato Mondiale Turismo, previa la realizzazione di almeno 5.000 esemplari destinati all’impiego stradale. Un’auto che deve buona parte dei suoi successi sportivi al motore progettato da Paul Rosche, allora a capo del reparto M-Motorsport GmbH. Si tratta del 4 cilindri in linea siglato S14, che sfruttava il basamento M10 destinato ai motori a 4 cilindri, ma con la testata a 16 valvole del tipo M88, per intenderci quella adottata dal 6 cilindri in linea montato sulle M1 che partecipavano al Campionato Procar e successivamente da M635 CSI e M5. Dato che l’interasse tra i cilindri dei due motori era il medesimo, il trapianto della testata a 4 valvole per cilindro fu relativamente semplice, oltre che assolutamente efficace. Il compatto e leggero 4 cilindri di 2.302 cc erogava infatti la bellezza di 200 CV a 6.750 giri e una coppia massima di 24,4 Per evitare l’IVA al 38% prevista in Italia per le auto oltre i 2 litri di cilindrata, la BMW realizzò nel 1987 una 320 con il motore della M3 ridotto da 2.302 a 1.990 cc. Grazie ai suoi 192 CV (solo 8 in meno rispetto alla M3), le prestazioni erano praticamente equivalenti, così come l’allungo sul filo dei 7.000 giri del 4 cilindri Motorsport. Per non parlare di quel sound inconfondibile... di Fabio Suvero – foto di Enrico Schiavi

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