Volkswagen pensò a decine di eredi per il Maggiolino

Lo storico modello tedesco fu prodotto fino al 2003, ma in realtà erano stati ipotizzate decine di prototipi per raccogliere il suo testimone

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Il Maggiolino Volkswagen è una vera icona che nel corso degli anni è stato capace di motorizzare la rinascita economica della Germania del dopoguerra ma è stato anche un simbolo della controcultura, ricordando a tutti quanto le cose più semplici possano essere spesso le migliori. Soprattutto, è diventato il metro di paragone per tutte le utilitarie di grande volume, così come fecero la 2 CV o la 500. La sua erede, la Golf, arrivò solo nel 1974, ma la Volkswagen nel corso degli anni realizzò numerosi prototipi di possibili successori. Eccone alcuni.

Sin dalle origini della Volkswagen moderna, il Maggiolino è diventato il simbolo del cosiddetto boom economico in Europa e oltre: già nel 1952 era venduto in ben 46 Paesi. Nel corso della sua storia, durata fino al 2003, è stato prodotto da fabbriche situate in 14 Paesi di tutto mondo in un totale di oltre 21,5 milioni di esemplari. Eppure, questa straordinaria longevità era tutt’altro che scontata: già negli anni ’50, la Volkswagen iniziò a prendere in considerazione oltre 70 potenziali successori del Maggiolino, per concludere ogni volta che l’originale offriva un mix unico di caratteristiche di successo difficili da replicare. Così, il vero successore del Maggiolino arrivò solo nel 1974: in quell’anno la Volkswagen lanciò la Golf, la compatta che ancora oggi, giunta alla sua ottava generazione, rappresenta il riferimento assoluto nel segmento con i suoi oltre 35 milioni di esemplari venduti. Ecco alcuni dei potenziali eredi del Maggiolino realizzati dalla Volkswagen nel corso degli anni.

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EA 47-12 (1955/1956)

Dodicesimo di 15 prototipi realizzati tra il 1953 e il 1956, l’EA 47-12 (prima foto sopra) fu tra i primi tentativi della Volkswagen di creare un successore moderno per il Maggiolino. Fu il primo di molti prototipi disegnati dalla carrozzeria italiana Ghia: ciò spiega la sua netta somiglianza con la Karmann Ghia, modello di produzione realizzato in quegli anni sulla base meccanica del Maggiolino e offerto con carrozzeria coupé e cabriolet. Questo prototipo era mosso da un motore 4 cilindri boxer raffreddato ad aria di 1.192 centimetri cubici, con una potenza di 30 CV. Aveva sospensioni a bracci trasversali all’anteriore, barre di torsione al posteriore e un cambio completamente sincronizzato, tecnologia avanzata per l’epoca. La velocità massima era di circa 80 km/h.

EA 48 (1955)

Nel 1953, la Volkswagen iniziò a ipotizzare lo sviluppo di un modello di segmento inferiore rispetto al Maggiolino in termini di dimensioni, prestazioni e prezzo. Il risultato di questi studi fu la EA 48 (seconda foto sopra), il primo prototipo progettato interamente all’interno della Volkswagen, senza alcun contributo da parte della Porsche, che prefigurava un tipo di auto che sarebbe diventato molto popolare negli anni immediatamente successivi: la city car. I progettisti decisero di partire dal proverbiale foglio bianco, pertanto la EA 48 non condivideva alcun componente con il Maggiolino. La vettura aveva scocca portante e trazione anteriore, con un motore boxer a due cilindri raffreddato ad aria da 0,7 litri e 18 CV collocato davanti. Le sospensioni anteriori erano di tipo MacPherson e la velocità massima di circa 95 km/h.

EA 97 (1960)

Le informazioni dell’epoca riportano che il progetto della EA 97 venne abbandonato quando già i lavoratori stavano preparando la linea di produzione, dopo avere assemblato a mano i primi 200 esemplari. Lo sviluppo di questa due porte era iniziato nel 1957, il motore da 1,1 litri era posteriore mentre la carrozzeria era caratterizzata da un cofano anteriore ampio e piatto. Il suo posizionamento troppo vicino a quello di Maggiolino e Typ 3 ne fermò la messa in produzione. La EA 97 ebbe però una “seconda vita” in Brasile, dove dal 1969 fece da base per il modello Brasilia prodotto localmente dalla Volkswagen do Brasil fino al 1982.

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