di Luca Gastaldi - 18 May 2023

Fiat 100 prototipo (1952): la "mamma" della 600

Il progetto numero cento del Lingotto portò alla 600. Ha un motore a due cilindri che non però non funzionò, come il cambio a tre marce senza frizione. Ma la linea e le soluzioni tecniche innovative sono rimaste quelle

La Fiat tipo “100” rappresenta il primo prototipo della 600 presentata in via ufficiale al Salone di Ginevra del 1955. Il suo nome in codice è riferito al numero di progetto sul quale i tecnici Fiat iniziano a lavorare a metà del 1951. Questo prototipo conserva ancor oggi esattamente le stesse caratteristiche di oltre sessant’anni fa: è completo, originale, con quella patina che sa di storia. Quella vera.

La Fiat tipo “100” è, in realtà, molto diversa dalla 600 che entra in produzione nel 1955 motorizzando poi l’Italia, Paese che in quel periodo vive uno straordinario boom economico risollevandosi dalle macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale.

Negli anni Cinquanta anche la Fiat è in pieno sviluppo: deve rinnovare l’intera gamma e sotto la positiva direzione di Vittorio Valletta l’azienda va forte. Un altro personaggio di spicco è senz’altro l’ingegnere Dante Giacosa, all’epoca capo dell’Ufficio Tecnico Autoveicoli. È lui il “papà” della Fiat 500 “Topolino” (1936), così come della Fiat 1400 (1949), ma anche della Cisitalia 1100 del dopoguerra.

Due cilindri contrapposti

Nel 1951 arriva il momento di sostituire la “Topolino” con un prodotto a quattro posti più moderno. Le caratteristiche del nuovo modello sono stabilite dallo stesso Giacosa: velocità massima non inferiore a 85 km/h; peso di circa 450 kg e meccanica “tutto avanti” o “tutto dietro” per limitare il peso dell’auto.

Giacosa si mette subito al lavoro con uno staff dedicato al progetto “100”. Si parte dalla realizzazione di un manichino di abitabilità per definire le dimensioni dell’abitacolo. Nello stesso tempo i disegnatori tecnici lavorano sulla definizione dei gruppi meccanici e in particolare su un motore a due cilindri contrapposti raffreddato ad aria. Un motore molto semplice ed economico, che alla fine Giacosa decide di montare al posteriore. La scelta è dettata dai costi: una “tutto avanti”, sebbene molto valida tecnicamente, risulta di costruzione ben più cara rispetto a una vettura con il motore e la trazione posteriori. In questo periodo, poi, la trazione anteriore presenta ancora qualche criticità nella tenuta dei giunti omocinetici.

I due cilindri del nuovo motore 600 cc pensato per la “100” non sono disposti a 180°, ma a circa 150°. Le valvole sono quasi orizzontali, disposte nella “V” dei cilindri e non in testa. Sono comandate da un unico albero a camme. Le valvole sono quindi laterali ai cilindri e molto inclinate rispetto ad essi, per questo le due camere di combustione hanno una forma insolita che presenta presto dei seri problemi di deformazione a causa delle differenti temperature nella zona delle valvole e in quella dei condotti. In definitiva, questo motore è sì molto semplice ma anche poco efficiente.

Tre marce senza frizione

Dante Giacosa immagina una vettura adatta a tutti, da guidare con estrema facilità. Per questo elimina completamente il pedale della frizione. Fa modificare il cambio utilizzato in passato sulla monoposto Cisitalia D46, applica un preselettore e tra il motore e la frizione fa inserire un giunto idraulico come quello montato sul modello 1900.

Nell’estate del 1952 il prototipo è finalmente pronto per le prove su strada. Lo stesso Giacosa si alterna alla guida con il capo collaudatore della Fiat Carlo Salamano. Quest’ultimo fa fatica ad abituarsi ai due pedali, ma l’utilizzo del cambio risulta comunque poco agevole. Gli inserimenti delle marce (tre in tutto) sono bruschi e necessitano di un notevole sforzo.

Ma i risultati ottenuti non sono soddisfacenti e ben presto Giacosa mette da parte il prototipo “100” bicilindrico per puntare su un gruppo motopropulsore convenzionale composto da un motore quattro cilindri in linea raffreddato ad acqua e un cambio normale a quattro marce. La futura Fiat 600, comunque, manterrà molto della “100”, a partire dalla particolare linea della carrozzeria e dalla semplicità degli interni.

Vedere oggi la tipo “100” fa molta impressione. Per essere un semplice prototipo dei primi anni Cinquanta si può apprezzarne la cura dei dettagli e la genialità di alcune soluzioni. Gli interni sono qualcosa di straordinariamente semplice e funzionale: i sedili sono in tubi e la strumentazione è al centro della plancia.

Nel 1955 debutta la 600

La storia della Fiat 600 inizia al Salone di Ginevra del 1955 e termina nel 1970, quando il modello esce di produzione dopo 15 anni e quasi 2.700.000 esemplari costruiti (4.034.000 con quelli prodotti su licenza). Questi si dividono in due serie principali, con la seconda definita ufficialmente 600 D. Le maggiori differenze tra le due riguardano la cilindrata: al debutto è di 633 cc (valore che dà il nome alla vettura) per 21,5 CV (dal telaio n. 000001 al n. 892.000) poi cresce nel 1960 fino ai 767 cc e 29 CV (dal telaio n. 892.001 al n. 2.452.107) della 600 D. Altre differenze più evidenti riguardano i finestrini, che passano da scorrevoli a discendenti nel 1957 (dal telaio n. 277.970 al 564.781), le portiere che diventano controvento nel 1964 (dal telaio n.1.821.001 al 2.452.107) e l’introduzione dei fari anteriori più grandi (la cosiddetta “fanalona” dal 1965 (dal telaio n. 2.035.001 al 2.452.107).

Il motore posteriore della Fiat 600 è a quattro cilindri in linea con valvole in testa comandate da aste e bilancieri. Il cambio è a quattro rapporti. Le sospensioni sono a ruote indipendenti, con balestra trasversale e ammortizzatori idraulici telescopici all’anteriore e, al posteriore, bracci trasversali, molle elicoidali e ammortizzatori idraulici telescopici. La carrozzeria è a struttura portante.

Accantonato il motore bicilindrico della prima “100”, Giacosa affida le sue idee al disegnatore Francesco Saroglia, che le mette su carta dando vita al motore tipo 100.000 che equipaggia la 600 in versione definitiva. Questo, inizialmente, presenta la cilindrata di 570 cc e sviluppa 16 CV. Ma è soprattutto molto semplice. Giacosa, nel libro “I miei 40 anni di progettazione alla Fiat”, racconta:

Per eliminare il tubo di aspirazione avevo stabilito che esso fosse ricavato nella fusione della testa e il carburatore fosse quindi direttamente applicato su questa

Un lungo braccio cavo -prosegue l’ingegnere- con funzione di condotto per l’acqua, applicato lateralmente al basamento, avrebbe portato all’estremità la pompa dell’acqua. L’asse della pompa avrebbe a sua volta portato il ventilatore per raffreddare il radiatore sistemato a lato del motore”. Questa particolare architettura è anche dettata dal fatto che nel vano motore non c’è sufficiente spazio per sistemare il radiatore tra il propulsore (montato longitudinalmente e a sbalzo) e la parete posteriore. Con la soluzione di Giacosa, “il ventilatore calettato sull’alberino della pompa dell’acqua avrebbe spinto l’aria per la ventilazione del radiatore verso l’avanti, in senso contrario al moto della vettura. Così riscaldata dal radiatore l’aria poteva essere raccolta nel tunnel centrale della carrozzeria e spinta nell’interno per il riscaldamento e fino al vetro anteriore per lo sbrinamento. Veniva così evitato l’uso di un apparecchio riscaldatore”. Insomma, di necessità virtù.

Un’ultima nota sul motore Giacosa-Saroglia riguarda la sua longevità: seppur modificato nella cilindrata e in qualche dettaglio, questo quattro cilindri spingerà le piccole Fiat per moltissimi anni a venire: 850, 127, Autobianchi A112.

Scheda tecnica

FIAT 600 (1955-1960)

Motore: posteriore longitudinale, 4 cilindri in linea, alesaggio e corsa 60x56 mm, cilindrata 633 cc, rapporto di compressione 7:1, potenza 21,5 CV a 4.600 giri, coppia 4 kgm a 2.800 giri, distribuzione con albero a camme laterale e 2 valvole in testa allineate, alimentazione con carburatore monocorpo invertito Weber 22 DRA, accensione a spinterogeno Trasmissione: trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a 4 rapporti + retromarcia; ruote e pneumatici: cerchi in lamiera 3.5”x12”, pneumatici 5,20-12 Corpo vettura: carrozzeria portante a 2 volumi, 2 porte; sospensioni: ruote indipendenti, anteriori con balestra trasversale, bracci trasversali oscillanti, ammortizzatori idraulici; posteriori con bracci trasversali inclinati oscillanti, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici; freni a tamburo sulle 4 ruote, comando idraulico; sterzo a vite e settore Dimensioni (in mm) e peso: passo 2.000, carreggiata anteriore 1.144, posteriore 1.154, lunghezza 3.215, larghezza 1.380, altezza 1.405, peso in ordine di marcia 590 kg Prestazioni: velocità massima oltre 95 km/h.

FIAT 600 D (1960-1969)

Come Fiat 600 tranne:

Motore: alesaggio e corsa 62x63,5 mm, cilindrata 767 cc, rapporto di compressione 7,5:1, potenza 29 CV a 4.800 giri, coppia 5 kgm a 2.800 giri, carburatore monocorpo invertito Weber 28 ICP o Solex C28 PIB2 Dimensioni (in mm) e peso: lunghezza 3.292, carreggiata anteriore 1.150, posteriore 1.160; peso in ordine di marcia 605 kg Prestazioni: velocità massima oltre 110 km/h.

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