Scoppi e fiammate: la rinascita della Fiat da record

La Fiat S76 del 1911, detta anche la “belva torinese” per il suo motore da 28 litri e 300 CV, è stata restaurata e portata al Festival della Velocità di Goodwood l'estate scorsa. Ora è stato diffuso lo spettacolare filmato del primo avviamento dopo i lavori

Scoppi e fiammate: la rinascita della Fiat da record

“I passanti si sono voltati verso quel rumore terrificante, i loro cappelli sono volati via e le fiammate di tre metri dagli scarichi aperti gli hanno bruciacchiato i capelli”.

Così la rivista inglese The Autocar raccontava, l'8 luglio 1911, il passaggio della Fiat S76, detta anche 300 HP o “The Beast of Turin”, per la spropositata potenza. Rossa e luciferina nel tremendo rumore e nelle fiammate agli scarichi che oggi possiamo apprezzare nel filmato realizzato per festeggiare la fine dei lavori di restauro, la macchina è stata portata all'ultimo Festival of Speed a Goodwood, nel giugno scorso. L'enorme potenza (per gli anni '10) e la diabolica presenza venivano dall'adozione di un motore aeronautico a quattro cilindri, ciascuno di oltre 7 litri di cilindrata per una cubatura complessiva di 28.353 cc. La cilindrata spropositata era l'unico mezzo allora conosciuto per raggiungere punte di velocità superiori ai 200 km/h e conquistare il record di velocità su terra. E il solo modo per avere tali cilindrate era, appunto, montare un... aereo su quattro ruote. Si può dire che prima ancora di avere una produzione automobilistica di grandi numeri, le Case pensarono a ottenere la massima velocità possibile, evento dalla enorme valenza simbolica.

La “belva” torinese aveva il compito di battere, in questa gara particolare, la Blitzen-Benz del 1909, antesignana delle Mercedes da corsa, che nel 1911 aveva raggiunto i 211,7 km/h.

La S76 riuscì nell'intento, ma il tentativo, effettuato a Ostenda, in Belgio, benché riuscito con 217 km/h sul km, non fu ufficializzato perché l'auto non riuscì a compiere il tragitto di ritorno entro un'ora, come previsto dal regolamento. Per la cronaca, le due rivali riuscirono poi a raggiungere, in tentativi non validi, i 228 km/h (la Benz) e addirittura i 290 km/h la Fiat.

Della S 76 furono realizzati soltanto due esemplari. Nel filmato si vede come l'inerzia dell'enorme manovellismo renda l'avviamento non soltanto difficile per l'uomo addetto alla manovella, ma anche tanti lento da apparire dapprima non avvenuto, per poi esplodere in una serie di scoppi fragorosi. Il regime massimo è di appena 1900 giri.

Il resto delle caratteristiche tecniche vedono l'accensione a magnete con 3 candele per cilindro, raffreddamento ad acqua, cambio a 4 marce e trasmissione finale a catena, sospensioni a ponte rigido con balestre.

Un esemplare dell'auto fu smantellato dopo la Prima guerra mondiale per impedire che finisse in mano ai rivali della Fiat. L'altro fu acquistato prima della guerrra da Boris Soukhanov, un aristocratico russo, poi finì in Australia dove fu aggiornato e gareggiò con il nome di “Fiat Racing Special”.

Nel 2003 la S76 fu acquistata da un appassionato inglese che portò a casa il telaio e vi montò sopra il motore dell'esemplare smantellato. Da allora, l'auto è stata restaurata meticolosamente; i pezzi d'origine sono telaio, motore, sospensioni, assali, sterzo, mentre cambio, radiatore e carrozzeria sono ricostruzioni sulla base dei disegni originali Fiat.

 

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