26 November 2012

Lancia Fulvia Coupé 1.3 S 5M e 1.6 HF Lusso

Questa serie della Fulvia Coupé, giunta nel 1970, si riconosce dalla posizione dello specchietto retrovisore posto sulla portiera. Poche le modifiche estetiche, più sostanziose quelle che non si vedono

FULVIA 5M

 

Amatissima dagli appassionati di auto storiche, la Lancia Fulvia Coupé ha visto diverse versioni e in questo caso trattiamo la 5 marce che arriva nel settembre 1970 e quella di maggior cubatura, la 1.6 HF Lusso. La calandra e il paraurti perdono l’andamento curvilineo per una migliore coerenza con il resto delle linee tese mentre lo specchietto retrovisore è spostato sulla portiera, in ossequio ai nuovi regolamenti che ne impongono il raggiungimento dal posto di guida, perdendo così quella collocazione sul parafango che ne rendeva l’aspetto quasi avulso da tutto il resto. Meno riuscita la sostituzione delle scritte in coda, perché quelle in corsivo della prima serie hanno un aspetto prezioso, come anche la definizione dei cerchi ruota: anche in un tempo dove l’abbandono delle borchie cromate è quasi un ordine crediamo che la Lancia avesse ancora un carisma tale da poterle conservare. Il nuovo disegno non è brutto ma banale si e per fortuna che erano disponibili a richiesta i magnifici cerchi Cromodora in lega leggera da 6 pollici delle HF 1,6 che, se montati, portavano l’estetica della Fulvia Coupé seconda serie verso la perfezione. All’interno, invece, cambia l’impianto di climatizzazione, il volante è nuovo e il rivestimento del pianale resta in gomma mentre la moquette diventa optional.

 

Ma è la meccanica a cambiare molto. parte la già citata adozione della quinta marcia, gli interventi si concentrano sui freni e sull’impianto elettrico: si adotta un servofreno molto più adatto alla bisogna rispetto a quello, troppo piccolo, montato sulla Rallye 1,3 S, poi l’alternatore, i fari allo iodio, il tergicristallo a due velocità con lavavetro elettrico, il contagiri elettronico e l’elettroventola per il radiatore.

SAFARI, LA VERSIONE PER I GIOVANI

 

SAFARI, LA VERSIONE PER I GIOVANI

Sulla base di questa versione nasce anche la “Safari”, versione d’attacco su cui si anneriscono la presa

d’aria dell’abitacolo, i cerchi ruota, le spazzole tergicristallo, lo specchio retrovisore (tranne il supporto: pessima idea) e le mostrine di copertura dei fori di supporto dei paraurti, che a volte vengono tolti. sparisce la modanatura cromata sotto le porte, come sulle Montecarlo, di cui si adotta in compenso il bel volantino a tre razze rivestito in pelle.

LA MONTECARLO

 

La prima Montecarlo è stata presentata a Ginevra nel 1972 all’indomani della strepitosa vittoria nel Rallye monegasco: la scocca è quella della 1,6 HF Lusso con i parafanghi posteriori allargati e gli stessi sedili alti con poggiatesta, mentre il volante è specifico; anche qui si tolgono i paraurti come sulle vetture da gara, si montano fendinebbia rettangolari e specchio retrovisore aerodinamico di nuovo sul parafango. Il risultato estetico è piacevole, salvo che nelle ruote di serie, troppo strette per questa scocca allargata. 

1.6 HF LUSSO

 

Della HF 1.6, ne nascono due versioni, la “Lusso” (che poi era la versione base) ed un’altra destinata a chi intendeva prepararla per le corse. La HF 1.6 Lusso combina le ottime finiture della 1,3 –scocca tutto acciaio, pannelli porta con profili cromati e luci d’ingombro, guarnizioni inox al parabrezza e al lunotto (manca solo quella sotto le portiere)- con i cerchi Cromodora da 6” forniti di serie per tutte le Fulvia 1,6 litri e, soprattutto, con il generoso motore tipo 818.540 da 114 CV che ne fa una vettura molto brillante e adatta al turismo veloce: negli anni ‘70, sul misto, contro una HF 1,6 non ce n’è per nessuno e anche oggi ci si diverte moltissimo. Elementi tipici di queste HF II serie sono le luci targa verticali sulla coda, i parafanghi posteriori allargati e i sedili anatomici con poggiatesta; come abbiamo visto, questi elementi saranno poi prestati alla Montecarlo, così di esteticamente esclusivo restano solo le scritte in coda, il termometro olio sulla plancia al posto dell’orologio, la scala tachimetrica a 220 km/h ed il coperchio delle punterie verniciato in giallo.

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