In questo articolo cerchiamo di approfondire le conoscenze su due versioni dell’Alfetta GT nate con obiettivi e caratteristiche molto diverse tra loro: la versione da Rally, realizzata dall’Autodelta nel 1975 e destinata esclusivamente alle competizioni, il cui progetto fu accantonato prima ancora dell’omologazione in Gr. 4, ed un’altra che potremmo definire “special”, nata tra i confini teutonici e dotata del motore 8 cilindri della cugina Montreal che, però, poi non ebbe alcuno sviluppo commerciale.
L’Alfetta GT V8 3000 è un modello da competizione realizzato nel 1975 dall’Autodelta. Partecipò a poche gare nel 1975-76. Nel ‘75 al Rally delle Valli Piacentine (Trofeo Elecar), pilotata da Amilcare Ballestrieri. La vettura fece ottimi tempi, spadroneggiando in gara, ma come si temeva la trasmissione non resse alla coppia del poderoso V8 3.0, si ruppe un semiasse e fu costretta al ritiro. Disputò qualche altra competizione minore nelle mani di Ballestrieri e anche Jean Claude Andruet dimostrando grandi potenzialità, ma ben scarsa affidabilità. In un test all’autodromo di Casale Monferrato, Andruet fu più veloce della stessa Lancia Stratos.
Perché quest’auto fu abbandonata? In proposito ci sono tante leggende. A seguito di alcune ricerche effettuate con il supporto del Centro Documentazione Alfa Romeo di Arese, abbiamo scoperto che verso la fine del 1975 si tennero ad Arese delle riunioni finalizzate a studiare l’impostazione del coupé 116 (Alfetta) con motore 8 cilindri. È lecito pensare che in Alfa Romeo si pensasse a produrre i 500 esemplari (400 dal 1976) necessari all’omologazione in Gr. 4. Si valutava la realizzazione di una carrozzeria in lamiera di spessore ridotto, nonché di porte in alluminio. Avrebbe fatto la gioia di tutti gli alfisti, invece, come in tanti altri casi nella storia del Biscione, non ebbe seguito.
Le ragioni furono diverse: l’Alfa Romeo era già impegnata nel mondiale Marche con le 33, con relativi costi. Poi riattivare la linea di produzione dei motori V8 cilindri avrebbe richiesto tempo e denaro. Infine, Carlo Chiti, direttore generale dell’Autodelta, non amava i Rally, mentre invece voleva un coinvolgimento dell’Alfa Romeo in F1, che si sarebbe concretizzato nel 1976.
Marcello Gambi, ex-dipendente Autodelta, al momento della chiusura di quest’ultima rilevò il materiale residuo con cui completò un secondo esemplare di Alfetta GT V8, su una delle due scocche fornite da Arese a Settimo Milanese, già lamierate in alluminio. Egli provvide a modificare gli attacchi per il V8, ad allargare la campana della trasmissione e a tagliare la parte anteriore per installarvi un radiatore maggiorato. Fu quindi adottato un cofano motore con presa d’aria NACA, nonché dei parafanghi in grado di accogliere i larghi cerchi con pneumatici slick (nei posteriori fu ricavata una presa d’aria per il raffreddamento dei freni entrobordo). I cofani motore e posteriore erano in vetroresina di colore nero antiriflesso, i finestrini in plexiglass. L’auto fu portata alla festa per il 30° della Giulia GTA al Mugello, organizzata dal RIAR nel 1995; era chiaramente bisognosa di messa a punto. Il rombo del motore era però entusiasmante: non il 2.6 della Montreal, bensì il 3.0 di derivazione marina, con manovellismi di biella a 180°. Un motore da circa 350 CV, secondo alcuni addirittura da 470 Cv a 10.500 giri, nella versione a 32 valvole e iniezione meccanica Lucas. L’esemplare assemblato da Gambi è stato inseguito rilevato dallo specialista olandese Bob van der Sluis, restaurato e messo in vendita a 50.000 sterline con un annuncio sulla rivista “Auto Italia” no. 19 del 1998. Fu quindi acquistato, sempre quell’anno, dalla Sauerbier Beheer Inc. di proprietà dell’omonimo collezionista olandese. Da informazioni che abbiamo raccolto, sembra che l’altro esemplare sia stato invece venduto ad un collezionista giapponese già nel 1990.