Lei ha scritto un bel libro (Il cavallino nel cuore, ndr) in cui racconta dei pedali del pianoforte come quelli di un’automobile: allora l’auto era un sogno di libertà, oggi i giovani sono molto meno attratti da essa. Come mai secondo lei? E come si potrebbe farli appassionare di nuovo? Secondo me andrebbe spiegato bene loro che ancora oggi, al di là di tutte le diverse tecnologie, l’automobile è il più comodo ed efficiente strumento di libertà personale: libertà che i giovani amano comunque. E ritengo che sarà così anche in futuro.
Si dice spesso che le Ferrari hanno qualche cosa in più rispetto alle altre auto. Cosa è quel “qualcosa” che non ha, per esempio, una Porsche? Le Ferrari rappresentano secondo me, con i loro pregi e anche i loro difetti, la più bella storia italiana e questo è capito e apprezzato in tutto il mondo. L’italianità è un valore, nel suo senso migliore, che tutti gli umani vorrebbero avere: la bellezza.
Qual é, se c’è, il periodo automobilistico che più le piace e perché, dal punto di vista del design? Direi senza dubbio gli anni Sessanta e anche i decenni seguenti. Per i progettisti quegli anni rappresentarono una specie di rivincita della Bellezza, con la B maiuscola, dopo gli orrori della guerra. Non penso sia un caso che le auto di maggior valore, sul mercato delle “storiche”, appartengano a quel periodo.
Le piace la strada che ha preso il design automobilistico nella grande produzione negli ultimi dieci anni? La risposta si ha esaminando attentamente le parti frontali di tutte le marche: tutte hanno tre buchi, con i due laterali spesso finti!
A quale progetto è più appassionato e perché? Il prossimo, poiché spero che mi porti fuori dagli errori del precedente.
Cosa ha pensato quando ha saputo che la Pininfarina era passata in mano orientali? Ho provato quasi un dolore fisico. Pininfarina è stata la mia vita, è dura abituarsi al fatto che a decidere non sia più la famiglia, e nemmeno degli italiani. Purtroppo così va il mondo.
Cosa pensa delle auto elettriche? Nel mio libro si vedono i miei primi disegni di auto elettriche che risalgono a quando avevo 12 anni: l’interesse c’è sempre stato per la semplicità meccanica. Quando ho fondato la Fioravanti Srl (1987) il primo progetto pubblico, al Salone di Torino del 1994, fu SENSIVA, una sportiva ibrida elettrica in serie (oggi detta “range extender”), prima al mondo e coperta da vari brevetti. Questo senza però smentire il mio vissuto, fatto di gare con auto “termiche”, dalla Fiat 500 fino alla Ferrari F40!