La saga della Iso Rivolta è una della più belle pagine della storia dell’automobilismo italiano. Entrata nel mondo dei motori con le motociclette nell’immediato dopoguerra, nel 1953 ha pensato e prodotto la sua prima automobile: l’utilitaria l’Isetta, rivoluzionaria ancora oggi. Quindi, nella primavera del 1962, ha presentato la sua granturismo, la Iso Rivolta GT.
L’idea di fondo era semplice, produrre una vera gran turismo, veloce, affidabile e pratica da usare, facendo ricorso alle migliori risorse disponibili. Ne risultò una vettura dalla linea bellissima, disegnata da Giugiaro, allora capo del reparto stile della Bertone e spinta da una meccanica 8 cilindri made in USA, che garantiva tanta potenza, non disgiunta dall’affidabilità.
Per fare le cose al meglio, il patron della Casa, l’ingegner Renzo Rivolta si avvalse dei migliori tecnici. Il telaio, pensato e realizzato dall’ingegner Pierluigi Raggi, dipendente Iso, è uno dei migliori mai costruiti e fu sfruttato per tantissimi anni anche in corsa, ospitando propulsori da quasi 400 CV, senza mostrare segni di cedimento. Da sottolineare che al progetto della vettura contribuì in modo determinante – anche se in qualità di consulente - l’ingegner Giotto Bizzarrini (padre anche della Ferrari 250 GTO) che si impegnò sia in veste di progettista che di collaudatore.
Affidare un progetto per una Gran Turismo a un team giovane e appassionato, comporta un unico rischio: a un certo punto il desiderio di portare in gara le proprie creazioni prende il sopravvento. E fu così anche in Iso, con l’ingegner Bizzarrini che desiderava con forza progettare una vettura a motore centrale posteriore per le competizioni. Anche Raggi era tentato ma, più uomo d’azienda, sapeva bene che l’ingegner Rivolta, concentrato sulle difficoltà legate alla produzione e vendita della GT, non intendeva seguire questa strada.
Come tante volte succede nelle storie più belle, il caso giocò una parte importante. In questo caso si trattava di Bertone che, desideroso di produrre un prototipo da presentare per il Salone di Torino del 1963, si impegnò a sostenere le spese, e a utilizzare il suo personale, per realizzare una vettura marcatamente sportiva su meccanica Iso Rivolta.
L’ingegnere Rivolta, acconsentì e contribuì al progetto fornendo il telaio a piattaforma di una GT, accorciato e adattato dagli ingegneri Iso, e la meccanica che avrebbe fatto da base. Il tutto sarebbe poi stato inviato a Torino per la vestizione. Così nacque la Grifo, una delle più vere GT all’italiana.
In realtà le cose si svilupparono ulteriormente in corso d’opera. La Iso, infatti, fornì un secondo telaio (sembra per mantenere la promessa di Rivolta di offrire a Bizzarrini un telaio per le corse). Così al Salone di Torino del 1963 furono presentati due prototipi entrambi disegnati da Bertone. Allo stand Bertone fu esposta la A3/L, lussuosa versione stradale, che si sarebbe poi sviluppata nella Grifo di produzione. Invece, la Iso Rivolta presentò al suo stand la A3/C: un’auto bellissima, pur se con la provvisoria carrozzeria in alluminio con i caratteristici rivetti a vista che fissano le lamiere e che le porteranno in dote il nomignolo di “100 chiodi” mostrata, per volere di Bizzarrini, con l’alluminio spazzolato lasciato a vista senza alcuna verniciatura. Sarà lei la base della Bizzarrini 5300 GT (di cui raccontiamo la storia in dettaglio su AdE numero 31).
Il successo riscontrato dai prototipi convinse Rivolta a produrre in serie una GT sportiva. Così iniziarono i collaudi (la maggior parte su strada aperta al traffico), del telaio 001: quello visto al Salone di Torino nello stand Bertone. I test evidenziano qualche problema di aerodinamica, con il muso della vettura che tende ad alzarsi in velocità. Ancora oggi l’ingegner Piero Rivolta, figlio di Renzo, e allora giovane studente di ingegneria addetto al collaudo, ricorda di una foto scattata durante una prova sull’autostrada A4, tra Milano e Bergamo, dove le ruote anteriori erano staccate dal suolo. Le modifiche necessarie a rendere più stabile l’auto, porteranno alcune modifiche alla linea sulla versione definitiva, battezzata Grifo, ed entrata in produzione nel 1965.