“Trappolèr” è la parola con cui, in quel di Trieste, definiscono una persona che sa fare un po’ di tutto e un po’ di niente. Uno che si arrabatta, a cui piace fare lavori manuali, senza una preparazione specifica, basandosi sull’esperienza e sulla voglia di fare: “sbagliando s’impara” è il suo motto.
Così è Piero, l’appassionato triestino proprietario della Land Rover Series One di queste pagine. Che non è nuova, non è costruita oggi. Anzi, sì: l’ha fatta lui, come il Ben Goslin di sessant’anni fa. Con pochi attrezzi, i pezzi sparsi sul pavimento del garage di casa e molti libri da consultare al posto dei disegni sulla carta di recupero:
L’ho portata a casa praticamente in scala di montaggio
- racconta il nostro -, prima il telaio, poi il motore, poi gli altri pezzi. Ci ho messo anni per sistemarla”. Quanti, esattamente? “Una decina. Anche perché non è la mia unica auto. Mi piace lavorare sulle automobili, e siccome non si riesce mai a procedere con un lavoro solo, in attesa di trovare i ricambi, sono saltato da questa ad altre, in continuazione”. Le altre sono Land Rover? “Si, ma non soltanto - spiega il signor Piero -; però quello per le Land è un vero amore. Adesso, oltre a questa, ho anche una seconda serie del 1961, che è la mia auto quotidiana, per così dire, e due della terza serie. Anche se di km ormai non ne faccio molti (Piero ha 81 anni, ndr). Però mi piace sempre andare per campi. Ho avuto anche una seconda serie FFR (Fitted For Radio, ndr), quella con impianto radio per uso militare, supportato da un impianto elettrico a 24 Volt; e una 90 V8 3.5. Queste due però le ho vendute, non avevo più spazio e anche la pazienza di mia moglie era al limite". Come mai questo amore per le Land Rover? “Non saprei esattamente, è nato un po’ per caso in effetti - confessa Piero - forse perché mi ricorda l’idea dell’avventura. La prima l’ho acquistata nel 1971 e all’epoca c’era un certo Cirani che aveva fatto tre volte il giro del mondo con una Land”.