Premessa importante: Automobilismo d’epoca ha sempre dichiarato di essere favorevole a una liberalizzazione totale della materia “automobile”, sia essa storica o meno. Ci piacerebbe che tutto sia gestito come in Inghilterra, all’insegna del merito e, soprattutto, della responsabilità. Concetti pressoché sconosciuti, ahinoi, in Italia. Quindi non dovrebbero esistere associazioni alle quali, in modo evidente o nascosto, un cittadino sia costretto ad aderire per poter fruire di quelli che dovrebbero essere diritti.
Servirebbero poche leggi, semplici e certe, sanzionate con forza.
Ciò detto, vorremmo far notare alcune importanti incongruenze nel discorso del presidente Sticchi Damiani, che l’altro giorno ha portato un attacco inaudito, all’ASI ma osiamo dire a tutto l’automobilismo storico in generale. Un fatto sorprendente, sotto vari aspetti.
Il primo: il presidente ACI Sticchi Damiani è socio ASI da molti anni, e ci risulta che abbia anche una collezione di automobili, molte delle quali certificate dall’ASI stessa. Dunque è difficile credere che non sappia cosa è l’associazione che si occupa di certificazioni, e come opera.
Sticchi Damiani cita 700.000 Punto usate solo per il tragitto casa-lavoro. Dove? In quali zone d’Italia? Sarà colpa di queste auto usate, si suppone, per pochi km al giorno, la causa dell’inquinamento in Italia? E, soprattutto: quante di esse sono certificate?
Il presidente ACI sostiene che le auto di 11 anni uccidono e feriscono gravemente cinque volte più di quelle nuove, e che le auto ventennali sono “stressate” e tecnologicamente arretrate. Soprassediamo sul fatto che tra le ventennali ci sono auto come la Lancia Delta Integrale evoluzione, ma dobbiamo dedurne che le revisioni a cui lo Stato costringe noi automobilisti ogni due anni siano inutili.
Altro punto: le auto euro 0,1,2,3 andrebbero rottamate per essere sostituite con quelle omologate da euro 4 in avanti. L’Euro 4 è del 2006, 13 anni fa: queste auto, quindi, quanto sono pericolose? Per favorire questo ricambio si propone di abbattere del 50% l’IPT; senza dire che in ogni passaggio di proprietà la voce “emolumenti ACI” ammonta a 27 euro, che, con 400.000 passaggi di proprietà all’anno (per difetto), la somma incamerata è pari a 10.800.000 euro; a cui si aggiungono i 2.295.000 euro che arrivano dai 170.000 circa (sempre per difetto) veicoli radiati.
Sticchi Damiani sostiene che insieme alle auto vecchie vada rottamato l’art. 60 del Codice della Strada: perché, se regolamenta e sanziona l’uso delle auto più anziane con una legge dello Stato? Caso mai, va fatto rispettare alla lettera.
Ultimo ma non ultimo, ci spiace dover sentire che nel discorso del Presidente dell’ACI si parli di venditori di auto, di ecologia, di introiti per lo Stato, ma che da esso siano quasi del tutto assenti gli automobilisti, se non in quanto una parte di loro inquinatori che “dovranno capire, dovranno rendersi conto che c’è questa trasformazione, forse una rivoluzione, ma vogliamo che sia dolce, e che non sia imposta, ma che siano liberi di poter scegliere tra un’auto elettrica, a metano, a gas, benzina o diesel senza coercizioni”. L’importante è che scelgano dove spendere, dopo aver pagato carissimo benzina, autostrade in mano agli amici degli amici con viadotti che crollano, strade piene di buche; e paghino ancora per sostituire la loro vecchia auto che li porta al lavoro.
Con tutto questo, sembra che il vero oggetto del contendere sia un settore, quello delle auto storiche, che, tra tessere e certificazioni, “vale” qualche milione di euro l’anno.