All’inizio degli anni Cinquanta la Fiat si stava ancora riprendendo dagli effetti della Seconda Guerra Mondiale, ma era ottimista per il futuro. Per diventare un gigante automobilistico e industriale, mirava ad una posizione di rilievo anche nel segmento delle auto di lusso, in particolare negli Stati Uniti, dove l’industria automobilistica era in piena “esplosione”.
Quindi questa avventura iniziò cercando un aiuto esterno per lo sviluppo di un motore V8 che non era certo nelle corde della Casa torinese. Si rivolse dunque a un produttore di parti speciali, la Società Italiana Auto Trasformazioni Accessori - Siata.
In un secondo tempo, però, la direzione Fiat annullò il progetto di una berlina di lusso a quattro porte, ma ormai il motore era pronto. L’ingegnere Dante Giacosa, responsabile della progettazione, mai e poi mai avrebbe cestinato il progetto di un V8 fatto e finito. Quindi mise in atto un piano ancora più ambizioso: realizzare una sportiva concorrente di Alfa Romeo 1900 e Lancia Aurelia nelle competizioni della classe Gran Turismo fino a 2.000 cc. Il risultato fu una coupé soprannominata “Otto Vu”, e questo nome fu scelto perché all’epoca la Fiat - erroneamente - credeva che Ford avesse registrato il nome V8. Il designer Luigi Rapi aveva realizzato una carrozzeria in acciaio molto bella, ma dopo soli 34 esemplari, Fiat iniziò a vendere gli autotelai in modo che i proprietari potessero farli carrozzare a proprio piacimento..
Nomi come Pininfarina e Vignale furono ben felici di accontentare i proprietari, così come Ghia, con il magnifico stile Supersonic progettato da Giovanni Savonuzzi.
Ma fu Zagato a realizzare la linea più riuscita, almeno per i gusti del pubblico, che dimostrò di preferirla nettamente alle altre, realizzandone 26 esemplari; pochi, in senso assoluto, ma molti se si pensa alla produzione totale di 114 pezzi.
Quando la produzione cessò, nel 1955, rimasero tra l’altro almeno 86 motori senza una collocazione. La maggior parte di essi tornò quindi alla Siata, che peraltro in precedenza ne aveva già montato uno, abbinato a un cambio manuale a quattro velocità, su un proprio telaio prototipo con sospensioni indipendenti sulle quattro ruote. Anche quel prototipo in origine era stato progettato per Fiat: si chiamava 208S - per 2 litri, 8 cilindri, Sport – e ottenne un discreto successo, tanto che la sua fama arrivò perfino a Hollywood, dove anche l’appassionatissimo Steve McQueen ne acquistò una che definì la sua “piccola Ferrari”.