La Miura prima serie (presentata al Salone di Ginevra nel 1966) suscitò “scompiglio” nell’ambiente delle sportive d’alto bordo per i suoi concetti meccanici rivoluzionari, ma l’avvio affrettato della produzione causò problemi di gioventù dapprima mitigati sulla “S” e poi risolti definitivamente sulla “SV” (quella del nostro servizio, che è anche la prima “SV” prodotta, telaio #4758).
Quali erano i punti deboli delle prime Miura? «Sulla prima serie il cambio, lubrificato dallo stesso olio del motore, soffriva di debole sincronizzazione delle marce, specie prima e seconda, a causa del motore trasversale. Si creavano sensibili variazioni nella pressione dell’olio per lo sbattimento laterale, specie nelle curve lunghe e veloci a sinistra, che portavano una diminuzione di pescaggio del lubrificante dalla coppa. Così gli ingranaggi del cambio rimanevano a volte senza lubrificante». L’inconveniente fu presto risolto introducendo paratie mobili all’interno del carter.
Quanto incidevano questi problemi sul vostro rapporto con i clienti? «Eravamo tutti piuttosto preoccupati, anche se convinti che con le modifiche apportate i clienti sarebbero stati soddisfatti. A quei tempi passavamo intere giornate nei collaudi pre-consegna delle Miura, e nella messa a punto dell’auto. Alla sera, poi, tutti noi, insieme a Ferruccio Lamborghini, dopo aver consegnato la vettura al cliente e dopo che questo era uscito dalla fabbrica, aspettavamo, ascoltando il rombo dell’auto mentre il proprietario inseriva le marce. Dopo aver sentito che anche la quinta fosse entrata, Lamborghini ci diceva sorridente e scherzoso: ragazzi, ora siamo sicuri che non si rompa più! Possiamo andare a casa e tornare domattina!»
La memoria storica di Sant’Agata ricorda però che anche «quella prima, e imperfetta, versione della Miura, aveva un telaio scatolato che era una vera e propria scultura».
Presentato al Salone di Torino del 1965, senza la carrozzeria, con il V12 di 3.926 cc da 350 CV montato in posizione trasversale posteriore, quello splendido telaio in lamiera d’acciao è diventato oggi un oggetto di culto, tanto che recentemente è stato acquistato da un collezionista americano per una cifra superiore al milione di dollari.
Come mai un telaio così non assicurava una perfetta tenuta di strada sulle Miura prima serie? «I lamierati del telaio presentato a Ginevra erano di soli 0,8 mm di spessore, e questo provocava flessioni della struttura sotto sforzo, che si percepivano al volante come una continua variazione d’assetto dell’auto, cosa che la rendeva poco precisa nelle traiettorie. Per eliminare questo difetto, sulla S e sulla SV il telaio fu rinforzato, adottando uno spessore dei lamierati di 1,2 mm».