Lamborghini Miura 400 SV: a tu per tu con Valentino Balboni
Valentino Balboni può essere certamente considerato la memoria storica della Lamborghini, proprio per questo lo abbiamo incontrato per parlare della mitica SV, e fare un giro sullo ‘stato dell’arte’ della Miura.Quando ci fu il tuo primo ‘incontro ravvicinto’ con la SV?«Era il settembre del 1973, le 10.10 del mattino: la sbarra all’uscita della fabbrica si sollevò per lasciarmi passare: per la prima volta ero al volante di una Lamborghini da collaudare. Era una Miura SV, quella col telaio n° 5110, preparata con alcuni allestimenti speciali, derivati dal prototipo Jota, per l’imprenditore Luigi Innocenti, figlio del fondatore della fabbrica resa famosa dalla Lambretta e dalla Mini». Balboni racconta quest’esperienza come se fosse appena sceso dall’auto.Quando iniziò la tua lunga carriera con la Casa del Toro?«Entrai in Lamborghini nel 1968, nel ruolo d’apprendista meccanico nel reparto assistenza clienti. La mia passione, però, era la guida: volevo assolutamente mettermi al volante di una delle belve che la Casa di Sant’Agata stava producendo: la Miura era il mio sogno!» dice con gli occhi che s’illuminano.La produzione della Miura iniziò nel 1966, quando tu arrivasti in Lamborghini a che punto era lo sviluppo della vettura?«Quando arrivai a sant’Agata, c’era ancora in produzione la prima serie della Miura (prodotta in 275 esemplari fino al 1969), ma aveva diversi problemi di origine meccanica, di tenuta di strada e di frenata», dice quasi a giustificarsi.
Valentino Balboni può essere certamente considerato la memoria storica della Lamborghini, proprio per questo lo abbiamo incontrato per parlare della mitica SV, e fare un giro sullo ‘stato dell’arte’ della Miura.
Quando ci fu il tuo primo ‘incontro ravvicinto’ con la SV?«Era il settembre del 1973, le 10.10 del mattino: la sbarra all’uscita della fabbrica si sollevò per lasciarmi passare: per la prima volta ero al volante di una Lamborghini da collaudare. Era una Miura SV, quella col telaio n° 5110, preparata con alcuni allestimenti speciali, derivati dal prototipo Jota, per l’imprenditore Luigi Innocenti, figlio del fondatore della fabbrica resa famosa dalla Lambretta e dalla Mini». Balboni racconta quest’esperienza come se fosse appena sceso dall’auto.
Quando iniziò la tua lunga carriera con la Casa del Toro?«Entrai in Lamborghini nel 1968, nel ruolo d’apprendista meccanico nel reparto assistenza clienti. La mia passione, però, era la guida: volevo assolutamente mettermi al volante di una delle belve che la Casa di Sant’Agata stava producendo: la Miura era il mio sogno!» dice con gli occhi che s’illuminano.
La produzione della Miura iniziò nel 1966, quando tu arrivasti in Lamborghini a che punto era lo sviluppo della vettura?«Quando arrivai a sant’Agata, c’era ancora in produzione la prima serie della Miura (prodotta in 275 esemplari fino al 1969), ma aveva diversi problemi di origine meccanica, di tenuta di strada e di frenata», dice quasi a giustificarsi.
