Autobianchi A112 Abarth vs Innocenti Mini De Tomaso: rivali in amore

Piccole sportive del 1977, Autobianchi A112 Abarth IV serie e Innocenti Mini De Tomaso seducono per agilità, leggerezza e divertimento di guida Ma con due personalità sorprendentemente diverse

In principio fu la Mini. La geniale mente di Alec Issigonis partorisce a fine anni ’50 una scatolina di poco più di tre metri in grado di ospitare quattro persone, di concezione brillante, economica e dotata di insospettabili qualità di guida. Il motore anteriore e trasversale è all’avanguardia, le sospensioni sono indipendenti e la trazione anteriore non è ancora una scelta comune per le utilitarie, tutti elementi che contribuiscono al successo planetario dell’inglese.

Quando poi il Sig. John Cooper mette mano a propulsore, freni e assetto creando l’omonima versione sportiva, la Mini raggiunge il pieno potenziale dominando nelle competizioni e persino – come dimenticarlo – vincendo per tre volte il Rally di Montecarlo contro avversarie che la facevano apparire un orsetto lavatore in lotta con dei grizzly. Tutto bellissimo… un po’ meno per le concorrenti del segmento che devono correre ai ripari. Nei tardi anni ’60 in Italia abbiamo l’850 e la Bianchina, funzionali e pratiche ma troppo antiquate rispetto alla Mini, così sul finire del decennio la Autobianchi progetta un’alternativa tricolore a quell’inglese sbarazzina. Così, nel 1969 prende vita il progetto “X 1/2”, poi chiamata A112. L’accoglienza è eccellente e le qualità della Autobianchi trovano talmente tanti consensi ed acquirenti che si fatica a tenere il passo delle richieste.

Anche in questo caso ci vuole poco perché qualcuno decida di insaporire la ricetta, donando velleità più sportive alla A112, e quel qualcuno è Karl Abarth che modifica profondamente il motore ottenendo 58 CV, allestendo gli interni in maniera più completa e vivacizzando l’estetica.

La Mini per l'Italia

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Mentre tutto ciò accade, un altro marchio italiano sta tentando il colpaccio nel segmento della A112 prendendo però una via British… in quel di Lambrate. Per svicolare il problema delle tasse doganali infatti la Mini viene prodotta in Italia attraverso la Innocenti che apporta ugualmente modifiche ‘personali’ – interni rifiniti meglio e una strumentazione più completa ad esempio – e utilizzando svariate componenti fornite da ditte italiane.

Dopo qualche anno a produrre l’utilitaria d’oltremanica la Innocenti sente il bisogno di creare un proprio modello, basandosi sulla collaudata meccanica inglese e adottando un design inedito frutto della matita di Marcello Gandini per Bertone, squadrato, moderno e più fresco che dà vita alla Innocenti ‘Nuova’ Mini. Nonostante le difficoltà economiche (il passaggio al gruppo Leyland non ha aiutato) e qualche problema iniziale il nuovo modello si piazza bene sul mercato con le motorizzazioni 90 (998 cc) e 120 (1.275 cc) restando in listino fino al 1993. La versione certamente più intrigante nasce bensì nel 1976 sotto la gestione De Tomaso, con l’argentino che vuole una vetturetta briosa, veloce e incapace di passare inosservata. In breve, la rivale perfetta della A112 Abarth.

Emozioni a confronto

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Con queste premesse non potevamo farci scappare l’occasione di scoprire quale tra le due ‘bombette’ fosse la più emozionante e significativa al volante così grazie a Sergio – il proprietario di entrambe – abbiamo organizzato questa nostalgica comparativa. La 70 HP arriva da una collezione di A112 tenute scrupolosamente, anche se Sergio ha dovuto comunque intervenire in molte aree dell’auto; la De Tomaso invece è frutto di mesi e mesi di ricerche veramente laboriose, nonché di un restauro completo e maniacale. Sulla carta non dareste un euro ad entrambe: meno di 150 CV in due, la coppia di un avvitatore giocattolo, ruotine grandi come i frollini della Mulino Bianco e quarant’anni superati di slancio. Da un lato abbiamo la Abarth con un 1.050 cc di cilindrata, albero a camme laterale, carburatore doppio corpo Weber, 70 CV e una velocità massima di 160 km/h, mentre il versante De Tomaso offre un 1.275 cc sempre aspirato con 77 CV, carburatore SU e uno 0-100 in circa 11 secondi.

Poi viene la parte estetica: i fascioni neri si sposano benissimo con il bianco di entrambe, le prese d’aria sul cofano sono il classico dettaglio che fa la differenza, così come i doppi scarichi, insieme agli stemmi sportivi, chiariscono subito le intenzioni di queste due piccole pesti. La A112 con quei fari languidi e curvilinei e i coprimozzi Abarth tenta un approccio quasi elegante nel voler essere grintosa, la De Tomaso al contrario vi sbatte sotto il naso i suoi fendinebbia gialli, ‘curve’ tagliate con la scure e un aspetto acquattato pronto a dar battaglia.

Abbiamo già visto che la potenza bruta o accelerazioni al fulmicotone non sono il pane di queste scatoline anni ’70 eppure con quel peso anoressico, cerchi da 12 e 13’’ e una tenuta di strada ‘vivace’ De Tomaso e A112 si rivelano molto più impegnative di quanto le dimensioni – o la scheda tecnica – suggeriscano.

Guida creativa

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Partiamo subito dalla meno nota delle due infilandoci nell’abitacolo della De Tomaso, o per meglio dire appollaiandoci sopra il suo morbido sedile e chiedendoci chi abbia rubato la pedaliera. Ci vuole un attimo per fare mente locale scoprendo che i pedali ci sono ancora, solo che sono talmente disassati verso destra che la gamba picchia contro la leva del cambio. Il volante poi è reclinato ad un’angolazione strana e il sedile sembra quasi una poltroncina – però davvero contenitiva – facendovi già intuire in maniera velata il carattere della De Tomaso: assurda, stravagante, ma una volta che vi siete abituati non riuscirete a non apprezzarla. Avviamo il 1.275 cc e la lancetta del contagiri si desta impaziente.

La De Tomaso sarà pure vecchia, minuscola e spartana, ma impressiona positivamente da subito. Il cambio a quattro rapporti è la prima sorpresa, dato che l’azione della leva stretta e sottile è quasi impeccabile nella sua precisione, la corsa è corta e le marce entrano in scioltezza con una bella sensazione meccanica. La rapportatura è piuttosto corta così vi trovate a cambiare spesso e volentieri, nonostante non sia davvero necessario. Il quattro cilindri infatti è reattivo già dai bassi giri e fa il suo dovere nello spostare i poco più di 700 kg della De Tomaso, per poi infervorarsi al salire del regime con un allungo discreto; potete girovagare in quarta a 2.000 giri o involarvi verso i 6.000 con la stessa nonchalance.

La parte più "teatrale" della De Tomaso però è in curva, visto che il telaio per quanto imperfetto, non resta certo indietro alla voce coinvolgimento: affrontate una curva da seconda o terza piene e a volte il muso chiude repentino, altre oscilla sulle sospensioni, e altre ancora il retro si esibisce in un sovrasterzo in rilascio o in staccata. E’ un comportamento imprevedibile, che vi costringe a essere costantemente accorti, ma che fa anche divertire un mondo.

Facilità borghese

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Tornati al punto di partenza raddrizziamo le gambe, smontiamo dal soffice sedile e ci caliamo nell’altra minuscola rivale. Sulla A112 Abarth tutto sembra così… normale. Il contagiri ha l’aspetto di un contagiri, la pedaliera non ha bisogno di contorsionismi e il volante è a distanza umana, anche l’abitacolo sembra meno striminzito nonostante i sedili non raggiungano il livello di comodità di quelli della Innocenti.

1.050 cc al giorno d’oggi fanno sorridere, vale anche per i 70 CV, una potenza in realtà discreta se il peso a secco si ferma a soli 7 quintali. In movimento la 70 HP si rivela subito più facile da guidare rispetto alla Mini, e anche meno esigente o ‘particolare’ in curva; in inserimento è più precisa e il comportamento molto più prevedibile e neutro. La tenuta a dispetto delle gomme da 155 con spalla alta è superiore al previsto e i 700 kg della A112 si muovono agilmente anche sotto sforzo però… c’è un neo piuttosto rilevante. L’essere più facile da guidare rispetto alla De Tomaso non è per forza di cose un punto a favore, il fatto è che il carattere eccentrico della Innocenti la rende anche intrigante e mai noiosa. Inoltre tanti aspetti della A112 sono in difetto rispetto alla rivale: il cambio non è malaccio ma è più gommoso e meno sciolto, le sospensioni generano un rollio eccessivo e non offrono il controllo o lo smorzamento della De Tomaso: lo sterzo è meno comunicativo. Molte altre caratteristiche come il sound piacevole e l’estetica davvero azzeccata, o i freni buoni per l’epoca e il motore che gira anche oltre i 7.000 giri non sono assolutamente da disprezzare, eppure vi mancano le stranezze della Mini e il suo tenervi sempre sulle spine.

Fascino inaspettato

La A112 Abarth è un po’ come una ragazza amorevole, pacata, devota, la scelta sicura che dovreste fare e per la quale tifano senza ritegno i genitor. Solo che sotto sotto il vostro cuore batte per quella tipa casinara e anarchica – la De Tomaso – che vi attira irrimediabilmente. Il prodotto dello scorpione non passerà mai di moda con il suo look azzeccato, ancor più in rosso con il classico cofano nero e magari una fanaleria aggiuntiva a richiamare le corse, e anche la guida riesce comunque a coinvolgervi quando incontrate qualche tratto più tortuoso del solito.

La sorpresa di oggi però è stata la De Tomaso, poco conosciuta sia perché le rivali son ben più note, sia perché la versione aspirata tanto spesso è dimenticata a favore della successiva tre cilindri turbo. Proprio un peccato, la bellicosa Innocenti con le sue mille sfaccettature – buone, brutte o strane – ci ha coinvolto in maniera inaspettata e ci ha ritrascinato dentro un’epoca ormai andata, dove anche 77 CV bastano e avanzano per farvi felici.

SCHEDE TECNICHE

AUTOBIANCHI A112 ABARTH IV SERIE (1977-1979)

Motore Tipo A112 A2 000 Numero cilindri 4 Alesaggio 67,2 mm Corsa 74 mm Cilindrata 1.050 cc Rapporto di compressione 10,4:1 Potenza 70 CV a 6.600 giri Coppia 8,7 kgm a 4.200 giri Distribuzione albero a camme laterale, aste e bilancieri Alimentazione a carburatore Weber 32 DMTR 38/250 Lubrificazione a carter umido Capacità carter olio 3,75 litri Raffreddamento ad acqua Impianto elettrico 12 V

Trasmissione Motore anteriore trasversale Trazione anteriore Frizione monodisco a secco diametro 170 mm Cambio meccanico a quattro marce Rapporti del cambio: I 3,636 II 2,055 III 1,409 IV 0,963 RM 3,615 Rapporto al ponte 4,68 Pneumatici 135x13” Cerchi in acciaio 4Jx13”

Corpo vettura Telaio autoportante Carrozzeria berlina tre porte Sospensioni a ruote indipendenti, ant tipo Mac Pherson, post braccio trasversale, balestra trasversale Freni ant a disco post a tamburo Sterzo a cremagliera Capacità serbatoio carburante 30 litri Dimensioni (in mm) e peso Passo 2.038 Carreggiate ant/post 1.250/1.224 Lunghezza 3.230 Larghezza 1.480 Altezza 1.360 Peso 700 kg

Prestazioni Velocità massima 160 km/h Accelerazione 0-100 km/h 12 sec

INNOCENTI MINI DE TOMASO (1977)

Motore Tipo BLMC 12 H Numero cilindri 4 Alesaggio 70,6 mm Corsa 81,33 mm Cilindrata 1275 cc Rapporto di compressione 9,75:1 Potenza 77 Cv (SAE) a 6.050 giri Coppia 10,6 kgm (SAE) a 3.200 giri Distribuzione albero a camme laterale, aste e bilancieri Alimentazione carburatore SU-HS6 Lubrificazione a carter umido Capacità circuito 4,5 litri Raffreddamento ad acqua Impianto elettrico 12 V

Trasmissione Motore anteriore trasversale Trazione anteriore Frizione monodisco a secco Cambio meccanico a quattro marce Rapporti del cambio: I 3,329 II 2,094 III 1,353 IV 1 RM 3,347 Rapporto al ponte 3,647 Pneumatici 155/70 SR12 Cerchi in acciaio 4,5Jx12”

Corpo vettura Telaio autoportante Carrozzeria berlina tre porte Sospensioni a ruote indipendenti con elementi elastici in gomma e ammortizzatori idraulici; ant parallelogrammi trasversali e puntoni obliqui, post bracci singoli ancorati alle estremità anteriori Freni ant a disco post a tamburo Sterzo a cremagliera Capacità serbatoio carburante 38 litri Dimensioni (in mm) e peso Passo 2.040 Carreggiate ant e post 1.250 Lunghezza 3.130 Larghezza 1.530 Altezza 1.280 Peso 750 kg

Prestazioni

Velocità massima oltre 160 km/h

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